In tutte le epoche c’è sempre stata lotta politica e religiosa e la gente si è odiata, invidiata, derisa, insultata, accusata dei più turpi misfatti.
Allo stesso modo si è dedicata al divertimento, allo svago, allo scherzo, al turpiloquio e alla volgarità. Però accanto a questi modi di essere c’è sempre stato anche un mondo della cultura che guardava verso l’alto,che metteva in evidenza e valorizzava gli aspetti più nobili dell’uomo. È questo che ha sempre fatto la filosofia. Potete percorrere tutte le opere di Platone, di Aristotele, di Spinoza o di Kant e non vi troverete mai insulti e volgarità, ma il costante tentativo di trovare un fondamento della morale, della speranza, della dignità dell’uomo. Quando avete letto l’ Etica di Aristotele il vostro animo è purificato e sollevato. Lo stesso avviene se leggete La critica della ragion pratica di Kant o i grandi sociologi Max Weber e Pareto. La filosofia è stata una continua opera volta alla costruzione critica, razionale di una società più giusta, di una umanità migliore. Un processo che si è interrotto con il nazismo e lo stalinismo in cui tutto è diventato politica, odio e ideologia, ma che è ripreso nel dopoguerra fino a pochi anni fa con grandi pensatori, Sartre, Lévi-Strauss, Foucault, Barthes, Morin, e fra cui voglio ricordare l’opera memorabile di una donna, Il secondo sesso, di Simone de Beauvoir.
Poi la filosofia è scomparsa un’altra volta. Ma non per opera di qualche Stalin o Hitler, ma perché è stata semplicemente messa da parte come qualcosa di faticoso e inutile perché non riguarda il presente immediato, la soddisfazione immediata.
L’impresa moderna vuol fare profitti immediati, l’editoria fa libri che sono una estensione della cronaca. D’altra parte la gente si domanda: «Perché devo impegnarmi su qualcosa che mi costringe a pensare quando posso leggere cose facili, andare alla movida, guardare gli spettacoli, le fiction e i dibattiti politici in Tv, giocare a Burraco o chattare su Facebook?». È così che nasce la società scomposta litigiosa, chiassosa, superficiale e ciarliera che oggi Bauman chiama liquida, che c’è sempre stata anche nel passato,solo che allora aveva accanto un pilastro solido, una riflessione filosofica, sociologica e psicologica che si occupava della costruzione dell’uomo, della sua dignità, del suo miglioramento e guardava lontano. Nel caos in cui tutti annaspano oggi, continuate a credere che non ce ne sia bisogno?