Tutti gli esseri umani, per sentirsi dotati di valore, hanno bisogno del riconoscimento degli altri, dei loro elogi. Lo vediamo già nei bambini piccoli e la lotta per il riconoscimento continuerà tutta la vita in tutti i campi, nell’arte, nello sport, nella scienza, nella politica, perfino nel successo amoroso.
Vi sono però delle persone che hanno una stima di sè che è molto più elevata di quella che viene riconosciuto loro dagli altri. A volte è meritata: i grandi inventori, i grandi innovatori spesso non vengono capiti nel loro tempo. Ma vi sono moltissime persone mediocri che credono di valere più di ciò che valgono. Il dizionario Lombardi dice della Vanità « fatuo compiacimento di sé e delle proprie capacità e doti, reali e presunte, accompagnato da ambizione, da smodato desiderio di suscitare plauso e ammirazione». L’aggettivo «fatuo» indica un giudizio di inconsistenza, di superficialità. Queste persone sono facilmente riconoscibili perché si mettono sempre al centro dell’attenzione, sempre in vista, vanno a caccia di cariche altisonanti e poi non mancano a nessun congresso, festa, mostra, sfilata, concerto, spettacolo, manifestazione, e cercano in ogni modo di far parlare di sè. E se gli altri non li elogiano si procurano chi parla bene di loro o, in mancanza anche di questi, non esitano a elencare i loro successi e i loro meriti.
È difficile che le persone di grande valore siano vanitose. Perché è così forte la consapevolezza delle loro virtù che tendono piuttosto a nasconderle. Napoleone portava il suo semplice pastrano militare, erano i suoi marescialli che caracollavano infiocchettati e con spade dalle impugnature ingioiellate. I vanitosi li troviamo quasi sempre fra le mezze tacche, fra le persone brave ma non bravissime, intelligenti ma non geniali. Tutti i vanitosi, inoltre, nel profondo sono superbi, altezzosi e vorrebbero che tutti si inchinassero umilmente davanti a loro, ma possono saper recitare e nascondere questa arroganza. Per esempio i comici la nascondono sbeffeggiano gli altri, i politici accusando gli avversari, i governanti assumendo una maschera di rigore e di altezzosa incorruttibilità.