Attraverso internet e i social network puoi avere ogni tipo di rapporto, scegliere le persone con cui dialogare, avere tutti i tipi di incontri ed avventure. Nessuno è perciò più isolato, nessuno dovrebbe più soffrire di solitudine, nessuno dovrebbe far fatica a trovare un amore o un amico. In realtà il web ti consente solo di cercare, ma il processo che conduce ad una conoscenza approfondita, alla amicizia o all’amore, si svolge tutto fuori dal web, nell’interazione reale. Anzi io mi domando se proprio la facilità del web, il gran numero di contatti, di incontri, non diventi talvolta un ostacolo alla realizzazione di un rapporto più approfondito, di una vera amicizia, di un vero amore L’amicizia si costruisce nel tempo, conoscendoci intimamente, raccontandoci cosa facciamo, aiutandoci reciprocamente non a parole ma a fatti, per cui tu puoi affidarti all’amico quando hai bisogno, nel pericolo, sempre. Nell’amore costruiamo una bolla incantata in cui usciamo dal mondo della violenza e del dominio, rinunciamo alla volontà di potenza, abbandoniamo il nostro egoismo, il nostro narcisismo e ci dedichiamo al nostro amato che vediamo stupendo, migliore di noi stessi e a cui doneremmo tutto ciò che possiamo. Ma l’incantesimo dell’amore dura solo se teniamo l’amore al centro del nostro interesse, se gli siamo fedeli, se non ci facciamo tentare, distrarre da altre esperienze. In realtà questa concentrazione approfondita vale per qualsiasi cosa importante vogliamo fare. Michelangelo è rimasto tre anni su una impalcatura a trenta centimetri dal soffitto, con una candela accesa per dipingere la cappella sistina. Non chiedo di fare altrettanto ma dobbiamo esser consapevoli che la concentrazione prolungata è indispensabile per studiare a fondo un problema, per costruire un’impresa, per scrivere un libro, per fare un film importante. D’altra parte anche il web premia chi si concentra, chi resta fedele ad un autore, a un argomento o insiste tenacemente nello sviluppare un progetto, anche politico. Non è perciò il web che ci distrae e che ci deconcentra, ma il modo superficiale con cui lo usiamo.