Innamoramento

Ho spiegato cos’è l’innamoramento e ne ho descritto i meccanismi.

Che cos’è l’innamoramento?
È lo stato nascente di un movimento collettivo a due.

Questa definizione poteva essere posta alla conclusione di un lungo esame di fatti e di interpretazioni.

Ho preferito metterla all’inizio in modo che ci serva come guida in questo breve viaggio in un territorio a tutti noto, perché tutti lo abbiamo vissuto per esperienza diretta, eppure così enigmatico e sfuggente.

Questa definizione imposta il problema dell’innamoramento in modo nuovo, secondo una ottica diversa da quella che ci è stata tramandata dalla psicologia, dalla sociologia e dalla stessa arte.

L’innamoramento non è un fenomeno quotidiano, una sublimazione della sessualità o un capriccio dell’immaginazione. Ma non è neppure un fenomeno sui generis ineffabile, divino o diabolico. È un fenomeno che può essere collocato in una classe di fenomeni già noti, i movimenti collettivi. Fra questi ha certamente una sua inconfondibile individualità, non può essere confuso cioè con altri tipi di movimenti collettivi, quali la riforma protestante, il movimento studentesco, quello femminista, il movimento di Davide Lazzaretti o il movimento islamico di Khomeini (sul problema teorico generale vedi Francesco Alberoni, Movimento e istituzione, Il Mulino, Bologna 1977). Certamente no, questa confusione non è possibile. Però appartiene allo stesso genere, è un caso speciale di movimenti collettivi.

Fra i grandi movimenti collettivi della storia e l’innamoramento c’è una parentela assai stretta, il tipo di forze che si libe­rano e che agiscono sono dello stesso tipo, molte delle esperienze di solidarietà, gioia di vivere, rinnovamento, sono analoghe. La differenza fondamentale sta nel fatto che i grandi movimenti collettivi sono costituiti da moltissime persone e sono aperti all’ingresso di altre persone. L’innamoramento invece, pur essendo un movimento collettivo, si costituisce fra due persone sole; il suo orizzonte di appartenenza, qualunque valore universale possa sprigionare, è vincolato al fatto di essere completo con due sole persone. Questo è il motivo della sua specificità, della sua singolarità, ciò che gli conferisce alcuni caratteri inconfondibili.

I movimenti

Molti sociologi si sono già occupati dei movimenti collettivi ed hanno descritto il tipo particolare di esperienza che vi si costituisce. Durkheim per esempio. Parlando degli stati di effervescenza collettiva, scrive : « L’uomo ha l’impressione di essere dominato da forze che non riconosce come sue, che lo trascinano, che egli non domina… egli si sente trasportato in un mondo differente da quello in cui si svolge la sua esistenza privata. La vita qui non è soltanto intensa, ma è qualitativamente differente… egli si disinteressa di se stesso, dimentica se stesso, si dà interamente agli scopi comuni… (Le forze) provano il bisogno di espandersi per gioco, senza fine… In tali momenti questa vita superiore è vissuta con una intensità tale e in una maniera talmente esclusiva da occupare quasi completamente le coscienze, da cui scaccia più o meno completamente le preoccupazioni egoistiche e volgari» (E. Durkheim, Giudizi di valore e giudizi di realtà, in Sociologia e Filosofia, Comunità, Milano 1963, pp. 216-217). Durkheim quando scrisse queste parole non pensava minimamente all’innamoramento. Egli aveva in mente la rivoluzione francese e altri grandi episodi rivoluzionari. In realtà l’esperienza che egli descrive è assai più diffusa. La si ritrova nei grandi processi storici come la rivoluzione francese, lo sviluppo del cristianesimo o dell’islam, ma anche in altri movimenti di piccole dimensioni. Tutti i movimenti collettivi nella loro fase iniziale, in quello che poi definiremo stato nascente, hanno queste caratteristiche. Il fatto curioso è che le parole di Durkheim possono essere applicate anche all’innamoramento.

Un secondo esempio ci è dato da Max Weber nel suo studio dei fenomeni in cui si manifesta appieno la creatività, l’entusiasmo e la fede. Egli però li ha guardati come forma di potere, cioè come qualcosa che dipende dalla comparsa di un capo carismatico (Max Weber, Economia e società, Comunità, Milano 1961, vol. u, PP• 431-43). Il capo carismatico appare rompendo con la tradizione, trascina i suoi seguaci in una avventura eroica, e produce in chi lo segue l’esperienza di una rinascita interiore, una « metanoia » nel senso di S. Paolo. Sotto la guida del capo carismatico le preoccupazioni economiche lasciano posto al libero dispiegarsi della fede e dell’ideale, ad una vita di entusiasmo e di passione. Tutte queste cose Weber le attribuisce al capo, alle proprietà del capo. Egli, in sostanza, fa l’errore che ciascuno di noi fa nell’innamoramento: di attribuire l’esperienza straordinaria che stiamo vivendo alle proprietà della persona amata. La persona amata invece non è diversa dalle altre, come noi non siamo diversi dagli altri. È il tipo di relazione che si è stabilito fra noi e chi amiamo, il tipo di esperienza straordinaria che stiamo vivendo ciò che rende diversa e straordinaria la persona amata e, più profondamente, ciò che rende diversi e straordinari tutti e due.

Ecco dunque il nostro punto di partenza. Nella storia, nella vita sociale vi sono dei fenomeni particolari – i movimenti collettivi – in cui le relazioni fra gli uomini mutano sostanzialmente, radicalmente, in cui la qualità della vita e dell’esperienza si trasfigura. Sono i momenti del nascere delle religioni – come l’islam, il cristianesimo, la riforma – ma anche delle sette, delle eresie, dei movimenti sindacali o studenteschi. Sono infine i movimenti del nascere di un nuovo « noi » collettivo fatto da due sole persone, come nell’innamoramento. In una struttura sociale esistente il movimento divide chi era unito e unisce chi era diviso per formare un soggetto collettivo nuovo, un « noi » appunto che, nel caso dell’innamoramento, è formato dalla coppia dell’amante-amato. Il tipo di forze che agiscono nei due casi hanno la stessa violenza e la stessa determinazione.

Fino ad ora i sociologi, gli psicologi e i filosofi hanno avuto una specie di ripugnanza o di vergogna ad ammettere che vi sia qualcosa di comune, anzi di identico, nei grandi processi storici come l’islam, la rivoluzione francese e quella russa e fenomeni banali, privati, come l’innamoramento. Vi è un orgoglio della grandezza. Essi volevano occuparsi, delle cose importanti, significative, delle cose centrali nella vita sociale. E l’innamoramento fra due borghesucci o fra due ragazzotti, la passione fra una maestrina e un giardiniere, fra un signore di mezz’età e la sua segretaria parevano a loro talmente misere, talmente squallide, talmente prive di importanza da non fargli venir in mente che le forze in atto fossero le stesse. È successo come nella vecchia biologia. Da un lato avevamo l’uomo, signore del creato e fatto a somiglianza di Dio, poi gli animali superiori, il bellissimo cavallo, il leone e poi, in fondo in fondo, i vermi, le formiche, i molluschi. Eppure oggi sappiamo che, in tutti gli animali, la struttura delle cellule è la stessa, stesse le proteine che le compongono, stesso il DNA, stessa la sinapsi delle cellule nervose. Certo che l’uomo e gli animali superiori sono diversi; sappiamo benissimo distinguere un cavallo da un verme. Ma la diversità deriva dal fatto che, nei primi, i meccanismi biologici, biochimici e genetici di base sono integrati in sistemi estremamente più complessi. Per capire le cose bisogna studiare gli uni e gli altri, i meccanismi comuni e quelli diversi.

L’innamoramento è la forma più semplice di movimento collettivo, non può essere confuso con la rivoluzione francese e l’entusiasmo dei primi protestanti. Non è neanche vero che una rivoluzione sia fatta dalla somma di tanti innamoramenti, non più che un cavallo sia fatto dalla somma di tanti vermi, né che sia un verme grandissimo. Sono cose diverse, ma tutte dello stesso regno animale, fondate sugli stessi processi di base. La definizione data – l’innamoramento è lo stato nascente di un movimento collettivo a due – ci ha dato un luogo teorico (un genere) in cui collocare il misterioso fe­nomeno dell’innamoramento: il campo dei movimenti collettivi. Ma la scoperta che l’innamoramento è un movimento collettivo ci offre a sua volta uno strumento formidabile di indagine dei movimenti. Questi infatti compaiono di tanto in tanto. Un uomo nella sua vita può non esservi mai coinvolto, od esservi coinvolto una volta sola. Per di più, quando sono in gioco migliaia o milioni di persone, con tutti gli interessi economici o di classe, con tutte le elaborazioni ideologiche possibili, la difficoltà di studio dei meccanismi elementari diventa difficilissima.

Ma l’innamoramento è una esperienza che abbiamo tutti, ciascuno è un buon testimone di ciò che ha vissuto; può raccontare, può dire. Lo studio dell’innamoramento diventa così la chiave per aprire la, porta di fenomeni ben più complessi e inafferrabili all’esperienza di una sola persona. Ma tutto questo non ha importanza per il nostro discorso, interessa i sociologi, i filosofi e gli storici. Noi ora dobbiamo occuparci di questo particolare tipo di fenomeno collettivo, dell’innamoramento. Per farlo dobbiamo calarci nella sua esperienza, identificare subito almeno uno dei suoi caratteri distintivi. Questo vuol dire anche sottrarci al modo di pensare corrente che non riconosce all’innamoramento uno statuto diverso dalla vita quotidiana e dalla sessualità. Per rompere questo modo di pensare che na­sconde il problema, partiremo perciò proprio dalla sessualità, ma scoprendo che anche in questa c’è una differenza, c’è un ordinario e uno straordinario. L’innamoramento – come tutti i movimenti collettivi – è collocato sul registro dello straordinario.