Panebianco ha messo in evidenza che la magistratura ha un potere maggiore della politica. Lo ha acquistato all’epoca di Mani pulite, distruggendo per via giudiziaria i quattro partiti che avevano governato l’Italia per decenni: la Democrazia cristiana, il Partito socialista, quello socialdemocratico e quello repubblicano. La magistratura non avrebbe potuto farlo se non ci fosse stata una rivolta popolare contro la corruzione, in cui Di Pietro divenne un vero e proprio capo carismatico.
L’incontro fra la condanna popolare e la condanna giudiziaria produsse nella classe politica uno stato di panico ed un senso di colpa e di indegnità per cui, nel 1993, il Parlamento rinunciò ad una parte sostanziale della immunità parlamentare sopprimendo la richiesta di una previa autorizzazione per sottoporre i parlamentari a procedimento penale e l’obbligo di richiedere l’autorizzazione per dare esecuzione ad una sentenza di condanna. La magistratura apparve come l’unica forza pura e purificatrice e da allora si dice che le sue sentenze non vanno discusse, cioè che non sbaglia mai. Aggiungiamoci che per venti anni la sinistra l’ha sostenuta quando processava un suo nemico politico. Ma sbaglia Panebianco pensando che non ci sia nulla da fare se non creare un diverso corso di studi in cui «si iniettino dosi massicce di sapere empirico e in cui si riequilibra il formalismo giuridico con competenze economiche e statistiche». È come dire: visto che ha il potere, diamole le competenze per governare meglio.
No, io credo che l’eccesso di potere della magistratura vada corretto mettendo anche nella nostra Costituzione i tre poteri di cui parlava Montesquieu: il legislativo, il giudiziario e l’esecutivo. Oggi non c’è un esecutivo, il presidente del Consiglio non conta nulla, il governo è in balia di tutti i capricci del Parlamento. Occorre creare un esecutivo eletto dal popolo che abbia il potere del presidente americano, o di quello francese, o del primo ministro inglese. Esso prenderebbe decisioni rapide e definitive su innumerevoli problemi che oggi si trascinano nell’incertezza e che finiscono sempre di più nelle mani di una magistratura sovraccarica e inefficiente che aumenta così il suo potere.