Oggi vorrei parlare della pigrizia perché è causa di comportamenti dannosi per noi e per gli altri e, in un paese in crisi, è forse il difetto maggiore. Una pigrizia che di solito si esprime nel rimandare quello che dobbiamo fare soprattutto se si tratta di un compito fastidioso. Lo vediamo nelle cose minime: telefonare, andare a trovare gli amici, rispondere alle lettere, soprattutto quelle che ci pongono qualche problema e richiedono un minimo di riflessione. Molta gente rimanda la risposta fino a quando non pensa che ormai sia inutile e così poi butta via tutto. Una pratica molto diffusa fra i politici perché in tutta la mia vita (e occupando le cariche più diverse) ho scritto centinaia di lettere a sindaci, presidenti delle regioni, ministri e primi ministri senza ricevere risposta.
Non parliamo poi dei problemi impegnativi, delle situazioni in cui dobbiamo prendere una decisione che richiede coraggio. In questo caso la pigrizia si sposa con la viltà. Rimandando la decisione il problema non risolto si aggrava, fino a degenerare. Pensiamo a quante opere incompiute è pieno il nostro paese. Personalmente sono del parere che queste cose vanno affrontate subito con un vero e proprio assalto. Proprio in questi giorni il governo Monti è stato chiamato a fare delle manovre economiche che aspettavano da troppo tempo. Io mi auguro che abbia il coraggio di fare tutto subito, perché se anche lui ritarderà, finirà nelle sabbie mobili come gli altri.
Pigrizia vuol dire anche distrazione, disattenzione, mancanza di vigilanza, una virtù essenziale non solo per evitare degli incidenti fisici come inciampare in un gradino che non abbiamo visto, attraversare la strada senza guardare a sinistra e a destra se arriva una macchina, credere di aver chiuso il gas mentre era aperto ma anche per evitare sbagli sul lavoro negli affari. Chi non è vigilante si lascia passare sotto il naso una occasione, un affare, sbaglia nel ricevere un cliente importante e non dà le informazioni necessarie ad un collaboratore. Molti managers confondono la vigilanza con la meticolosità. Il meticoloso si fa assorbire da un solo compito e non si accorge che qualcosa d’altro nel frattempo va in rovina, mentre il dovere di un buon capo invece è saper tener d’occhio tutto quello che succede, di percepire i difetti, le debolezze, gli errori, i pericoli incombenti e intervenire tempestivamente.