Ho l’impressione che in Italia stia avvenendo un cambiamento di stile, di gusto, di linguaggio un po’ a tutti i livelli, nei giornali, nei dibattiti televisivi, perfino negli spettacoli di intrattenimento. Forse l’unico luogo dove deve ancora arrivare è in alcuni settori della politica dove si continua ad usare il linguaggio politico degli ultimi decenni. Decenni che hanno visto la distruzione di quattro partiti, la nascita di nuovi movimenti, arresti, suicidi, la rottura di antiche amicizie di antiche alleanze. E dibattiti estremamente violenti in cui il politico attaccava l’avversario accusandolo di essere incapace, corrotto, pericoloso senza mai concedergli un merito, una attenuante. E senza fare proposte alternative precise, senza un piano organico, senza niente. Pura emozione, puro disgusto.
Per anni il Presidente della Repubblica ha invitato in tutti modi i politici ad essere più corretti, più dignitosi, a cercare un minimo di accordo, ma inutilmente. Finché, approfittando della crisi, è riuscito a convincere i principali avversari a lasciargli affidare il governo con ampi poteri a Mario Monti e ad un gruppo di professori universitari.
E, di colpo, ecco che in primo piano si vedono dei signori con giacca a cravatta che non gridano, non accusano ma espongono, spiegano. E un presidente del consiglio che, dopo un consiglio dei ministri, fa una conferenza stampa in cui descrive, con didascalica precisione, il contenuto di decreti spesso già emessi, per cui i giornalisti possono solo chiedere spiegazioni.
Se qualcuno guardasse solo i telegiornali avrebbe l’impressione di essere finito in un altro paese come la Danimarca o la Svezia. Ma il modello tende a diffondersi anche ad altri ambiti, prima di tutto nei talk show che incominciano a discutere fatti, problemi reali, ma anche nel modo più serio di affrontare la cronaca nera, i terremoti, l’affondamento della Concordia, l’evasione fiscale, la corruzione. Come se tutti avessero una gran voglia di serietà e di correttezza.
Personalmente sono convinto che questo cambiamento lascerà una traccia. Perché per gli italiani la forma è sostanza. Noi ci esprimiamo nel gusto, nell’abbigliamento, nel cibo, nella apparenza, nella moda. Anche se Monti e i suoi professori dovessero andarsene presto, ormai avrebbero lasciato dietro di sé un altro stile. Perciò quando gli attuali politici torneranno a chiedere il voto alle prossime elezioni dovranno seriamente rivedere il loro comportamento.